“Hai mai letto Mr. Gwyn?”
La prima volta me lo disse un’amica, mentre uscivamo dal B&B dove la avevo ritratta.
“No”, risposi incuriosito.
“Leggilo, ci troverai qualcuno che conosci.”
Avevo passato la metà di un pomeriggio estivo a conoscerla, la macchina fotografica come sempre in mano ma raramente impegnata a scattare, la voce per ridere, scherzare, incoraggiare, ogni tanto commuovermi.
A volte rimanevo in silenzio, in disparte, quasi cercando di sparire mentre attraverso il mirino una donna inizialmente rigida e impacciata si schiudeva, diventava fluida, muovendosi ora in una direzione, ora nell’altra, autonoma o seguendo le mie indicazioni.
Senza l’arrogante e poco realistica pretesa di cogliere “l’anima” di chi avevo davanti (impresa impossibile per chi è per giunta ateo), scrivevo il mio personale diario per immagini, dettato da uno sguardo sincero, empatico, affascinato e mai giudicante.
Ho cercato oltre il pudore, dopo i timori e dietro le mani a coprire una cicatrice pesante, le rughe attorno agli occhi, il seno un po’ consumato dalla maternità, il ciuffo ispido come il dorso di un gatto e, sotto, un sorriso verticale —che quando l’ho chiamato in quel modo hai sorriso pure sopra, e li ho fotografati entrambi.
Fotografare è per me luogo di scambio, reciproca ossidazione, ritratto duale di Fotografo e Fotografato, dove uno offre lo sguardo nudo e l’altro si offre nudo allo sguardo.
In ricordo di EFREM RAIMONDI
(1958-2021)…
Maestro insostituibile e amico carissimo
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©2023 Alessandro Burato.